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Il quadro teorico 

Il modello dell’Inclusive Education si propone di rispondere alla pluralità dei bisogni di ogni singolo alunno, garantendo a tutti un’accoglienza adeguata e articolando la proposta didattico-educativa in relazione alle esigenze e alle specificità di ciascuno. La nostra Istituzione Scolastica si prefigge, pertanto, di orientare il proprio agire pedagogico verso una progettualità inclusiva tesa a favorire interazioni rilevanti e apprendimenti funzionali, nel rispetto delle specificità e nella valorizzazione della diversità. 

Il processo di Inclusione delle Alunne e degli Alunni con Disabilità si realizza attraverso la mobilitazione di tutte le risorse presenti all’interno del contesto scuola in un’ottica di riconoscimento reciproco e di organizzazione flessibile; oltreché rimuovendo o attenuando le barriere di natura contestuale, didattico-metodologiche e di atteggiamento che caratterizzano lo stare insieme e ostacolano la partecipazione e l’apprendimento di ogni alunno. 

Il paradigma dell’Inclusione Scolastica, secondo la prospettiva bio-psico-sociale, mira a rendere inclusivi i contesti e fa leva sullo stato di salute e partecipazione sociale di ogni persona. La normativa vigente, la letteratura scientifica e le più recenti indicazioni accademiche rendono la scuola protagonista dell’attuazione di processi centrati sulla massimizzazione della qualità della vita della Persona con disabilità, sia in quanto discente nel “qui e ora” ma, anche e soprattutto, nella prospettiva di essere cittadino consapevole e responsabile del domani. Lo sviluppo delle Soft Skills (abilità sociali, comunicative e linguistiche, atteggiamenti proattivi di partecipazione agli ecosistemi di vita) nell’ottica del Lifelong Learning presuppone un’intensa e strutturata attività di osservazione strumentale, supportata da strumenti scientifici (griglie, schede di rilevazione ABC, check list) e focalizzata sui punti di forza dell’alunna/o con disabilità, a partire dai quali sviluppare una progettualità collegiale mirante al successo formativo di “tutti e di ciascuno”. 

Il diritto all’istruzione dell’alunna/o con disabilità si realizza mediante la co-progettazione del Piano Educativo Individualizzato (PEI), all’interno di un processo inclusivo valorizzato dagli strumenti introdotti dai decreti 66/2017 e 96/2019.

Il PEI non è un mero adempimento amministrativo, bensì «una metodologia chiara e sistematica di lavoro (Piano), con una visione che tende all’apprendimento, allo sviluppo e alla massima partecipazione sociale attiva possibile (Educativo) e con un orientamento verso una continua conoscenza e comprensione dell’individualità di quello specifico alunno (Individualizzato)» Rif. bibl.L. Cottini, M. De Caris, IL PROGETTO INDIVIDUALE dal Profilo di Funzionamento su base ICF al PEI, Giunti Edu Srl, 2020.

In un siffatto panorama normativo, anche alunne e alunni con disabilità grave e gravissima divengono protagonisti di una scuola che li supporta nel conseguimento di obiettivi formativi concreti, a garanzia del loro ben-essere e della loro partecipazione sociale, che si sostanziano quali pilastri necessari per realizzare la propria esistenza presente e futura. 

Il Progetto di Istituto per i Processi Inclusivi delle Alunne e degli Alunni con Disabilità si esplicita attraverso le fasi sottoelencate che si ispirano ai principi fondamentali della normativa vigente, in particolare:

 

1. Accoglienza e conoscenza delle alunne e degli alunni

Diverse sono le modalità per l’accoglienza e la conoscenza degli alunni con disabilità. Quando l’alunno proviene da un’altra istituzione scolastica si predispone un progetto di incontro/conoscenza diretta e di analisi documentale (certificazione, diagnosi funzionale, documenti clinici e relazioni depositate dalla famiglia presso la segreteria scolastica). Se l’alunno frequenta l’Istituto Comprensivo ed è quindi già conosciuto dal Team docente/Consiglio di classe, questi raccoglieranno le informazioni necessarie dalla documentazione clinica ricevuta dalla famiglia. Infine, nei passaggi da un ordine all’altro del nostro Istituto, si progettano laboratori di continuità finalizzati sia alla conoscenza reciproca fra alunno e docenti, sia all’esplorazione da parte del discente della futura realtà scolastica.

 

2. Assegnazione delle risorse per il sostegno didattico

Il D. Lgs. 66/2017 e sue modifiche con D. Lgs. 96/2019 prevede il seguente iter procedurale:

In fase di predisposizione dell’organico, a seguito della circolare emanata dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia e recepita dall’Ambito Territoriale di Bergamo, il Gruppo di Lavoro Operativo (GLO), convocato e presieduto dal Dirigente scolastico, procede alla valutazione delle risorse assegnate nell’anno in via di conclusione e ipotizza il monte ore per l’anno scolastico successivo. Tale proposta è strutturata in funzione dei bisogni formativi del singolo alunno e in ordine alle abilità/competenze che si intendono sviluppare, dandone indicazione nel PEI.

Il Gruppo di Lavoro per l’Inclusione (GLI) sulla base dei singoli PEI, definisce la proposta complessiva di fabbisogno orario per il sostegno (docenti in attività di sostegno didattico e assistenti–educatori per la comunicazione e le relazioni in ambito scolastico (laddove quest’ultima figura professionale sia richiesta dalla N.P.I. - Servizio di Neuropsichiatria Infantile). 

Il Dirigente Scolastico, interfacciatosi con il GLI sulle singole ipotesi progettuali per il successivo anno scolastico, indica al Gruppo per l’Inclusione Territoriale (GIT) l’ammontare delle ore di sostegno e la quantificazione di tutte le ulteriori misure di sostegno e formula la richiesta all’Ufficio Scolastico Regionale (USR). 

Quest’ultimo, ricevuto il parere dei GIT (obbligatorio, ma non vincolante) circa la congruità rispetto ai bisogni, relativa alle richieste espresse dalle istituzioni scolastiche, valuta la domanda di ore di sostegno di ciascun Dirigente Scolastico e definisce la propria offerta alle singole scuole. L’USR assegna le risorse di sostegno nell’ambito dell’organico di fatto.

Nel mese di settembre, ad organico assegnato, il Dirigente Scolastico prende atto delle risorse ottenute e delle eventuali richieste in deroga, procedendo all’assegnazione delle medesime.

 

3. Ruolo degli operatori scolastici

La presa in carico dell’alunna/o con disabilità è globale e afferisce le diverse dimensioni: didattico-educativa, socioaffettiva-relazionale, dell’autonomia personale e sociale e cognitiva. Essa impegna nella corresponsabilità educativa attori a diversi livelli di intervento, i quali contribuiranno a definire obiettivi, strumenti e strategie in grado di creare un ambiente inclusivo, dove promuovere facilitatori di contesto ed eliminare o limitare le barriere presenti.

Il personale docente (insegnanti curricolari, coordinatori Team Docenti/Consiglio di classe, insegnanti di sostegno) costituisce, tuttavia, solo una trama trasversale, pur protagonista ineludibile di un tessuto più complesso e articolato di alleanze strategiche a supporto di una scuola inclusiva. Fondamentale a tal fine è il ruolo del Dirigente Scolastico che recepisce e promuove le innovazioni, presiede e coordina la rete di relazioni interne ed esterne, diviene promotore e garante dell’intenzionalità didattico-educativa dichiarata ed agita dai docenti e dell’azione consapevole e responsabile di tutta la comunità educante.

 

4. Rapporti con Famiglia, Servizio di Neuropsichiatria Infantile e istituzioni del Territorio

La creazione di contesti inclusivi avviene, come già detto, attraverso un lavoro di rete fra tutti gli attori educativi. La Famiglia deve percepirsi come elemento integrante e necessario del processo inclusivo, in quanto depositaria della biografia della/del propria/o figlia/o e delle narrazioni sviluppatesi all’interno dei diversi ecosistemi di vita. Gli incontri Scuola-Famiglia si svolgono secondo una precisa calendarizzazione. Tali momenti istituzionali sono incentrati sulla: 

  • coprogettazione, condivisione e sottoscrizione del Piano Educativo Individualizzato (PEI);
  • analisi della relazione quadrimestrale (verifica intermedia) allegata al Documento di Valutazione. 
  • A giugno, per la verifica finale degli esiti del PEI adottato per l’anno in via di conclusione. 

Buona prassi inclusiva è l’approccio reticolare e sinergico tra Scuola e Servizi del Polo Territoriale di Neuropsichiatria Infantile di Verdello. Nel corso dell’anno scolastico si svolgono di routine almeno due incontri finalizzati al confronto professionale relativamente alla condivisione dell’approccio formativo adottato e alla valutazione degli apprendimenti. Tale passaggio di informazioni andrà ad arricchire il Fascicolo Personale, il Profilo di Funzionamento e il Piano Educativo Individualizzato delle Alunne e degli Alunni con Disabilità. 

Un’efficace interazione tra la Scuola, le reti di scuole che insistono sul nostro territorio, le Agenzie Educative Extrascolastiche che vi operano e le Amministrazioni Comunali rende reale e concreta l’attuazione di politiche e di filosofie che non possono meramente limitarsi all’accesso ai servizi.

 

5. Elaborazione condivisa del Piano Educativo Individualizzato (PEI)

Il PEI è un dispositivo normativo che descrive in modo sistematico un intervento didattico-educativo multidimensionale, individualizzato a misura del funzionament dell’alunna/o con disabilità.

Il D. Lgs. 66/2017 e il più recente D. Lgs. 96/2019 pongono l’accento sul paradigma bio-psico-sociale, prospettiva centrale del Decreto n.182 del 29/12/2020, che fa riferimento allo strumento pubblicato dall’OMS nel 1999 ICF acronimo di Classificazione Internazionale del Funzionamento della disabilità e della salute (International Classification of Functioning, Disability and Health) e del successivo ICF-CY del 2007 Classificazione Internazionale del Funzionamento della disabilità e della salute per bambini e adolescenti (International Classification of Functioning,

Disability and Health for Children and Youth), quale linguaggio universale per descrivere la condizione di salute dell’individuo e inquadrare la disabilità come condizione generata da fattori ambientali da rimuovere o limitare. 

La normativa chiarisce che il funzionamento è la risultante globale delle interconnessioni tra vari fattori: 

  • condizione di salute, strutture e funzioni corporee 
  • attività personale e partecipazione sociale 
  • fattori contestuali e personali. 

Adottare il modello bio-psico-sociale nella co-progettazione del PEI significa scostarsi da una visione prettamente eziopatogenetica per andare incontro al concetto di socialità e partecipazione attiva declinato seguendo quattro dimensioni fondamentali: 

  1. Dimensione della Socializzazione dell’Interazione sia con i pari che con gli adulti; 
  2. Dimensione della Comunicazione e del Linguaggio espressivo e ricettivo; 
  3. Dimensione dell’Autonomia della persona e Autonomia sociale e dell’Orientamento di cui fa parte l’area della motricità globale/fine e la sfera sensoriale; 
  4. Dimensione Cognitiva, Neuropsicologica e dell’Apprendimento, relativa alla memoria, all’attenzione, all’organizzazione spazio-temporale, allo stile cognitivo, alla capacità di problem solving, alle abilità di letto-scrittura, calcolo, decodifica e comprensione testi. 

Il PEI si elabora in via provvisoria entro giugno, in via definitiva di norma non oltre ottobre. Tale iter procedurale si attiva a partire dalla Scuola dell’Infanzia con continue revisioni in itinere per sopravvenute condizioni di funzionamento della persona. Nel passaggio da un grado di istruzione all’altro e nel caso di trasferimento tra scuole, la buona prassi dei laboratori di continuità assicura il dialogo e il confronto professionale tra i docenti della scuola di provenienza e i colleghi di quella di destinazione. 

Il PEI non è un percorso “altro” rispetto a quello della classe, ma è una progettazione che deve trovare dei punti di incontro fra i bisogni specifici dall’alunna/o con disabilità e il curricolo d’istituto, rivolto a tutti i suoi compagni di classe. È importante, laddove non vi è la possibilità di strutturare obiettivi comuni o vicini a quelli della classe, che l’alunna/o

con disabilità possa partecipare alla cultura di un compito, al fine di percepirsi parte integrante del gruppo-classe e motivato ad apprendere. Il PEI è un documento “dinamico”, sottoposto a periodiche verifiche di accertamento del raggiungimento degli obiettivi, per reindirizzare l’azione educativa attraverso eventuali modifiche e/o integrazioni in itinere, e ad una verifica finale degli esiti attesi. 

 

1. Valutazione dei processi inclusivi

L’Evidence Based Education è un progetto di ricerca europeo (European Strategic Model for School Inclusion) che, superata la filosofia>dell’Index for Inclusion (2008), promuove una valutazione dei processi inclusivi nel modello organizzativo di scuola italiano attraverso l’impiego di uno strumento innovativo denominato Scala di Valutazione dei Processi Inclusivi.

Essa si focalizza su due dimensioni fondamentali: 

  1. Aspetti organizzativi della scuola 
  2. Criteri squisitamente metodologico-didattici. 

Sulla traccia del lavoro di Booth e Ainscow, la Scala di Valutazione dei Processi Inclusivi enuclea una serie di quesiti centrati su parametri oggettivamente misurabili, cosicché scuole e singole classi possano monitorare e autovalutare la qualità dei processi inclusivi agiti. 

La Scala ha una versione online che può essere compilata accedendo all’area “Ricerca Evindence Based” del portale IncluDeRe dell’Università di Udine (http://includere.uniud.it)

I processi di insegnamento-apprendimento sono soggetti a variabili di contesto la cui modificabilità in virtù di strategie didattiche efficaci e della predisposizione di setting operativi funzionali definisce la sfida educativa inclusiva del nostro tempo. 

Il paradigma della Scuola di tutti e di ciascuno si incardina su:

  • metodologie socio-costruttiviste finalizzate ad apportare mutamenti nel contesto;
  • metodologie di matrice comportamentista e cognitivista rivolte alla singola persona in apprendimento

 

Nell’ottica di una didattica inclusiva, «siamo chiamati a fare tutto il possibile per eliminare o ridurre gli ostacoli all’apprendimento che potrebbero essere presenti, fornendo un’esperienza stimolante di insegnamento di qualità, basata su strategie efficaci, contestualizzate attraverso attente e rigorose procedure di realizzazione e monitoraggio.» Rif biblA. Morganti, F. Bocci, DIDATTICA INCLUSIVA NELLA SCUOLA PRIMARIA, Giunti Edu Srl, 2017

 

Educazione socio-emotiva e Apprendimento Cooperativo sono ineludibili per costruire competenze inclusive attraverso “compiti di realtà”. Approcci, metodologie e strategie didattiche inclusive per una educazione inclusiva Rif. biblA. Morganti, F. Bocci, DIDATTICA INCLUSIVA NELLA SCUOLA PRIMARIA, Giunti Edu Srl, 2017

 

INTERVENTI SUL CONTESTO

Nome 

Che cos’è/cosa sono

Cooperative Learning e lavoro di gruppo

Comportano il lavorare insieme degli allievi in piccoli gruppi all’interno dei quali si aiutano l’un l’altro, sia per portare a termine compiti individuali, sia per completare obiettivi comuni. Il Cooperative learning è una metodologia didattica caratterizzata da alcuni principi chiave come la mediazione sociale, l’uso intenzionale di piccoli gruppi e il lavoro cooperativo volto a valorizzare il lavoro individuale e collettivo.

Peer tutoring

È una metodologia didattica che prevede la presenza di due allievi in situazione asimmetrica che condividono un obiettivo di lavoro comune. Le coppie di maggior successo in questo ambito sono formate da due allievi con livelli diversi di abilità e competenze.

Co-teaching 

Coinvolgimento 

della famiglia 

Coinvolgimento 

della comunità 

scolastica 

School-Wide 

Positive Behaviour 

Support (SW-PBS)

Si caratterizza per la presenza di due insegnanti all’interno di una classe, che condividono pari responsabilità didattiche, mettendo in comune le differenti risorse e conoscenze, alternandosi nei compiti di docenza, creando un clima di collaborazione paritaria nella gestione della classe. 

Si esplica nel riconoscere alla famiglia un ruolo centrale nell’educazione e nel benessere dei bambini, informandola, coinvolgendola nelle attività scolastiche, invitandola al dialogo, chiedendo opinioni sulle decisioni didattiche e stabilendo una stretta collaborazione. 

Consiste nella creazione di un’etica scolastica attraverso l’impegno a proteggere e promuovere la diversità di ciascun attore coinvolto, a prestare la massima attenzione a tutti gli elementi individuali e di contesto al fine di promuovere una cultura scolastica inclusiva: “Una scuola per ciascuno”. 

È un approccio basato sul comportamento, che mira ad aumentare le capacità della scuola di affrontare in modo efficace le varie sfide e problematiche comportamentali, ponendo l’accento su prevenzione di comportamenti a rischio o indesiderati, acquisizione e rinforzo di capacità di adattamento, definizione chiara delle conseguenze di comportamenti problematici reiterati, attenzione verso situazioni individuali comportamentali più difficili.

Intervento 

sull’ambiente fisico

Prevede la realizzazione di un ambiente di qualità per apprendere, attraverso un’accurata progettazione degli elementi fisici (disposizione dei mobili, acustica, illuminazione, temperatura e ventilazione).

Intervento 

sul clima di classe

Si esplica nella creazione di un contesto di apprendimento accogliente, positivo e sicuro nel quale tutti gli allievi si sentano i benvenuti e siano stimolati ad apprendere con motivazione e interesse.

Formazione delle 

abilità sociali

Consiste nel supportare gli allievi nell’acquisizione, nello sviluppo e nel consolidamento di competenze sociali, in modo da favorire comportamenti inclusivi, accoglienti e attenti al benessere proprio e altrui, funzionali a stabilire relazioni.

 

INTERVENTI SUL SINGOLO SOGGETTO

Nome 

Che cos’è/cosa sono

Strategie cognitive e metacognitive

Aiutano gli allievi a organizzare le informazioni in modo tale che la complessità di queste si riduca e/o a integrare le nuove informazioni ricevute con le loro conoscenze pregresse.

Apprendimento 

autoregolato

Aiuta gli allievi a definire i propri obiettivi di apprendimento, a monitorare il proprio comportamento, a prendere decisioni e fare scelte che li portino al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Strategie di memoria

Si tratta di strategie didattiche dedicate a rafforzare la memoria negli allievi in modo tale che riescano poi, al momento opportuno, a rintracciare l’informazione utile immagazzinata per gli scopi necessari.

Insegnamento 

reciproco

Pratica guidata per migliorare la lettura. Aiuta gli allievi a comprendere un qualunque testo scritto, in tutte le discipline curriculari, attraverso lo spiegare, il discutere e il riassumere il contenuto del testo considerato.

Consapevolezza e 

processazione 

fonologica 

Intervento 

cognitivo - 

comportamentale 

Intervento 

comportamentale

Si tratta dell’abilità di rilevare, riflettere e cambiare i singoli suoni che compongono una parola e della capacità di comprendere che le parole sono composte da fonemi e di separare, ricordare, combinare e manipolare i suoni che le compongono. 

Conosciuta anche come Cognitive Behavioural Therapy (CBT), è un processo attivo attraverso il quale si aiuta l’allievo a cambiare in positivo la percezione (negativa) che ha di per sé; ciò conduce a un miglioramento nel comportamento e alla riduzione di sensazioni di ansia e/o depressione. 

Si concentra sull’analisi di come, eventi accaduti prima (antecedenti) o dopo (conseguenze) che gli allievi pongono in essere azioni verbali o fisiche, influiscano sul loro comportamento immediatamente successivo.

Valutazione funzionale del comportamento

È una procedura utilizzata per determinare la funzione e lo scopo dei comportamenti problematici e indesiderati dell’allievo, esaminando perché si comporta in quel modo e cosa spera/pensa di ottenere o evitare.

Istruzione diretta

Si tratta di una strategia incentrata su un insegnamento sistematico, esplicito, diretto dall’insegnante, basato su lezioni strutturate e su valutazioni frequenti.

Revisione e pratica

Definita anche come pratica guidata, pratica esplicita o sovra-apprendimento, implica la pianificazione e la supervisione, da parte dell’insegnante, affinché sia data agli allievi l’opportunità di mettere in pratica le stesse competenze e affrontare gli stessi concetti in più di un’occasione.

Valutazione formativa e feedback

Si tratta di una strategia combinata con la quale l’insegnante sonda le conoscenze degli allievi durante la lezione, fornisce loro frequenti feedback e corregge le proprie strategie didattiche laddove necessario, per migliorare la performance degli allievi.

Tecnologie assistive

Qualsiasi strumento e sistema tecnologico utilizzato per mantenere, aumentare o migliorare le capacità funzionali dei bambini con disabilità.

Comunicazione 

Aumentativa 

e Alternativa (CAA)

Tecnica utilizzata per integrare qualsiasi modalità di comunicazione già in possesso dell’allievo, oppure per sostituire la perdita o la mancanza di modalità di comunicazione (per esempio: Lingua dei Segni).

 

Per approfondimenti sull’efficacia delle singole strategie si rimanda alle ricerche di Mitchell (2008; 2014)

I processi inclusivi scolastici vengono innescati attraverso un duplice approccio: 

  • top-down, promosso dal Dirigente Scolastico, 
  • bottom-up, autodiretto dagli allievi in primis, coadiuvati dalle loro famiglie in sinergia con la scuola e il territorio secondo i principi di sussidiarietà orizzontale e verticale. 

La comunità educante è responsabile dell’inclusione scolastica e sociale a livelli differenti ma interconnessi, che vedono protagonista l’istituzione scolastica accogliente (domanda-stimolo: cosa fa la scuola per promuovere i processi inclusivi in termini di politiche e di culture?) e la classe come luogo di relazioni ed educazione socio-emotiva (domanda-stimolo: cosa si fa in classe per promuovere pratiche inclusive?). 

 

2. Valutazione degli Alunni con Disabilità

La valutazione, come disciplinato dal D.lgs 62/2017, si focalizza sul processo formativo e i risultati di apprendimento, puntando alla massima fioritura possibile delle abilità e delle competenze degli studenti a garanzia del successo formativo. Il PEI è il documento programmatico in cui si illustrano obiettivi e parametri di valutazione, identificando le dimensioni che necessitano di una personalizzazione (facilitazione/semplificazione) delle verifiche. 

La ratio della valutazione in ordine al paradigma bio-psico-sociale, che assume in termini promozionali la persona in apprendimento, attribuendole “valore” in ottemperanza dell’etimologia del termine, richiede (come esplicitato in tabella) approcci, metodologie e strategie didattiche inclusive per una educazione, una cultura, una politica inclusiva. 

L’efficacia della valutazione genera nella persona in apprendimento la capacità di autovalutarsi, ovvero autoregolarsi. Pertanto, deve promuovere la capacità di autodeterminazione attraverso la libertà di scelta, valorizzata da momenti di riflessione condivisa (processi cognitivi e metacognitivi). 

Il D.lgs 66/2017 all’art.7 regolamenta la valutazione degli apprendimenti e del comportamento degli alunni con disabilità, e richiede che vengano esplicitati nel PEI modalità di verifica e criteri di valutazione personalizzati, sottoposti all’attenzione del GLO. 

Gli elementi della valutazione strettamente correlata a modalità di verifica e criteri personalizzati esplicitati nel PEI sono i seguenti:

  1. Contenuti (cosa valutare) 
  2. Modalità (come verificare gli apprendimenti) 
  3. Criteri (performance eseguita a fronte delle capacità osservate). Durante lo svolgimento delle verifiche è necessario rilevare: 
  • il livello di generalizzazione delle abilità; 
  • la massimizzazione delle abilità in competenze; 
  • l’interiorizzazione della competenza in termini di risorsa personale;
  • il grado di autonomia raggiunto nell’esecuzione di una determinata performance.
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